Nell’antichità il miele era ampiamente utilizzato per la guarigione delle ferite. Infatti, è citato come rimedio in antichi papiri egizi riguardanti le tecniche chirurgiche , ed è proposto come cicatrizzante in testi greci, cinesi e della medicina Ayurvedica. Durante la seconda guerra mondiale erano applicati comunemente bendaggi al miele per la loro azione antibiotica locale e cicatrizzante. Numerosi studi recenti, condotti in diverse Università e ospedali nel mondo, hanno confermato tali proprietà e ne hanno indagato il meccanismo d’azione. Il ricercatore neozelandese Andrew Jull applica miele sulle ustioni, riducendo il tempo di guarigione della ferita di quasi quattro giorni. Presso l’Università del Wisconsin lo si sperimenta nel trattamento del piede diabetico, ed è usato con successo anche in Francia, nell’ospedale di Limages, dove è stato sperimentato per curare le ulcere e le piaghe di oltre tremila pazienti. Il protocollo terapeutico utilizzato a Limages consente guarigioni due volte più rapide e cento volte meno costose delle medicazioni grasse, limitando anche l’impiego degli antibiotici orali che spesso hanno effetti collaterali per il paziente, inoltre l’impiego del miele sulla cute lesa e infetta non induce antibiotico-resistenza. Altri ricercatori consigliano ai chirurghi di applicare miele sulle ferite post-operatorie; è stato inoltre utilizzato in interventi di fissazione degli innesti cutanei e nel trattamento delle ulcere da pressione che possono giungere a completa guarigione (Ege University School , Smirne, Turchia). Anche le sperimentazioni effettuate dai ricercatori gallesi confermano che applicando il miele si prevengono le infezioni. Insomma, è stato ampiamente dimostrato che il miele favorisce la guarigione e la riduzione della contaminazione batterica in pazienti con ferite aperte o infette. Ma come si spiega tale “miracolosa” azione? Attribuita per lungo tempo a una sostanza di natura sconosciuta e chiamata genericamente “inibina”, oggi sappiamo che l’attività è dovuta all’enzima glucosio-ossidasi che produce acqua ossigenata e acido gluconico. Sarebbe l’accumulo di acqua ossigenata (che viene successivamente distrutta) a conferire l’attività antibiotica; sono, inoltre, presenti altre sostanze (polifenoli) che esercitano un’azione trofica ed antibatterica. In conclusione, quindi, non affrettatevi ad utilizzare antibiotici ed unguenti per curare piccole ferite: applicate miele di ottima qualità, come quello prodotto dall’Apicoltura il Dragone e in pochi giorni ritroverete una pelle integra e sana.

Mara Torreggiani

Dottoressa in Farmacia

FONTI:

www.Italiasalute.it

“Conoscere il miele” – Edizioni Avenue Media